PROGRAMMA DI VIAGGIO IN MONGOLIA
1° GIORNO: MILANO / ULAANBAATAR
Partenza da Milano Malpensa per Ulaan Bator. Pasti e pernottamento a bordo.
2° GIORNO: ULAANBAATAR
Arrivo il mattino presto all’aeroporto di Ulaabaatar e incontro con la guida locale per il trasferimento in hotel. La capitale dista meno di 20 chilometri. Paese di altopiani e di deserti, la Mongolia è ancor oggi una terra per viaggiatori più che per turisti. Le strade asfaltate sono limitate a un solo grande asse che attraversa il Paese da ovest a est, i mezzi di trasporto, privati e pubblici, quasi inesistenti (l’unico vero mezzo di trasporto è il cavallo), le strutture turistiche minime. Circondata da due potenti vicini, Cina e Russia, e lontana da conflitti che la portino sulle cronache internazionali, la Mongolia resta uno dei più sconosciuti paesi dell’Asia e forse anche uno dei più affascinanti. Con i suoi due milioni di abitanti, ancor oggi in gran parte nomadi, sparsi tra steppe e deserti grandi cinque volte l’Italia, essa conserva l’eredità del più grande impero che il mondo abbia mai visto e del più geniale condottiero di tutti i tempi, Gengis Khan.
Dopo aver depositato i bagagli in hotel e fatto colazione e riposato un pò, ci dedichiamo alla visita della capitale che fino a pochi decenni fa non aveva case, ma solo centinaia di bianche “ger”, le yurte della Mongolia, tra le quali spiccavano i tetti colorati dei monasteri buddisti. Gran parte della città si estende da est a ovest lungo il corso principale, chiamato Enkh Taivny Orgon Choloo o più semplicemente Peace Avenue, che sfocia nella centralissima piazza Sukhbaatar. Gli estesi sobborghi periferici sono delimitati dalle quattro grandi montagne che cingono l’agglomerato urbano: Chingeltei, Bayanzurkh, Bogdkhan e Songino Khairkhan.
La maggior parte dei luoghi di interesse si trova a breve distanza da Piazza Sukhbaatar su cui si affaccia il Palazzo del Parlamento, abbellito dalle statue dei più famosi khan (regnanti, capi) mongoli. Una delle qualità più apprezzate di Ulaanbaatar è la ricchezza degli allestimenti museali.
Tra questi non mancheremo di visitare il Museo Nazionale di Storia Mongola, talvolta chiamato ancora Museo della Rivoluzione, dove sono esposti reperti risalenti all’Età della Pietra, interessanti collezioni di diversi gruppi etnici mongoli e numerosi cimeli del periodo dell’orda mongola.
Il Tempio di Choijin Lama è un complesso di templi rossi con il tetto verde dove visse il fratello minore del Bogd Khan dal 1908, Luvsan Haidav, potente monaco lama. Il monastero fu chiuso nel 1938 e successivamente trasformato in museo. Ciò gli evitò la distruzione. Lo visitiamo per la bellezza della struttura esterna, impreziosita da dipinti dedicati al Buddha e per i capolavori che contiene (statue, antichi libri di preghiera, maschere Tsam, thanka, oggetti vari e opere preziose…).
3° GIORNO: ULAANBAATAR / DARKHAN / MONASTERO DI AMARBAYASGALANT
Dopo la prima colazione partenza verso nord per Darkhan, la seconda città della Mongolia. Procediamo verso ovest per arrivare al Monastero di Amarbayasgalant (pace e gioia in lingua mongola), dono dell’imperatore manchu Enkh Amgalan Khan. Individuato il luogo più propizio per la sua costruzione, secondo la geomanzia buddhista, i lavori iniziarono nel 1726 e terminarono nel 1736 ed era volto a commemorare Zanabazar, il grande scultore, monaco e statista mongolo. Purtroppo, negli anni Trenta, la furia sovietica travolse e distrusse questo immenso patrimonio artistico e uccise quasi tutti i monaci. Con l’aiuto dell’UNESCO, nel 1975 iniziarono i lavori di restauro e il monastero dal 2002 è visitabile nuovamente. Lo stile è prevalentemente cinese, di colore principalmente rosso. Pranzo il ristorante locale, cena e pernottamento in campo di gher.
La gher è la tipica tenda dei nomadi della steppa dell’Asia Centrale (in occidente spesso la conosciamo con il termine yurta, ma questo termine è di origine russa).
4° GIORNO: AMARBAYASGALANT / BULGAN / URAN-TOGOO TULGA UUL RESERVE / KHUTAG ONDOR
Dopo la colazione, si parte verso ovest, attraversando la provincia di Bulgan in cui si trovano diversi tipi di paesaggi, dalla steppa arida fino alle rigogliose foreste che preannunciano la Siberia. Ci sono poi due grandi fiumi, l’Orkhon e il Selenge che si incontrano proprio sul confine russo.
Si raggiunge la Riserva Naturale dell’Uran-Togoo Tulga Uul. Due vulcani estinti, l’Uran uul e il Togoo uul costituiscono questa riserva che è stata istituita nel 1965 per salvaguardare piante e animali della steppa e della taiga.
Al termine delle visite, proseguiamo per Khutag Ondor.
Pranzo, cena e pernottamento in campo gher.
5° GIORNO: KHUTAG ONDOR / MORON / KHATGAL
Dopo la colazione si parte in direzione ovest verso Moron e poi di seguito verso Khatgal che era un avamposto manciù nel XVIII secolo, trasformato poi in città di frontiera e sede di varie industrie durante il periodo sovietico e oggi porta d’accesso al Lago Khuvsgul. Qui lo chiamano “il mare” per la sua grandezza e per la profondità. Ci sono ben 96 fiumi immissari e un solo fiume emissario, l’Egiin. La bellezza del lago deriva soprattutto da ciò che lo circonda: una corona di montagne ricoperte di foreste di larici e betulle. Nelle sue acque trasparenti nuotano salmoni, storioni e trote ed è ghiacciato per buona parte dell’anno. D’inverno la superficie del lago ghiaccia e raggiunge uno spessore di ghiaccio di oltre un metro, consentendo alle auto e ai camion di percorrerlo!
Pranzo, cena e pernottamento in campo gher.
6° GIORNO: KHATGAL E IL NADAAM
Dedichiamo l’intera giornata al Festival del Naadam, la più colorata e autentica celebrazione mongola. Nella campagna il Naadam si celebra in giornate diverse rispetto ai festeggiamenti di Ulaanbaatar.
Tutto il Paese in questo periodo rievoca le gesta di Gengis Khan e festeggia l’indipendenza dai cinesi attraverso i tre principali sport nazionali: la lotta libera, il tiro con l’arco e la corsa dei cavalli. È quest’ultima ad aprire le gare.
Bambini anche di soli cinque anni cavalcano attraverso le immense praterie per trenta chilometri. Ma il vero orgoglio del popolo mongolo si sprigiona nelle gare di lotta che hanno luogo all’interno dello stadio. È uno sport che richiede abilità e allenamento e il vincitore viene venerato come fosse un eroe che viene perciò onorato del titolo di Titano.
Il Naadam è anche una buona occasione per vedere gli anziani che si cimentano al lancio delle vertebre di capra. L’atmosfera vivace e l’aria elettrizzante carica di passione e tensione propria delle gare sentite fortemente a livello nazionale serpeggiano tutt’intorno.
7° GIORNO: KHATGAL / MORON / ULZIIT
Dopo la colazione si parte verso sud per Moron. Proseguiamo poi lungo la parte meridionale dell’area e nel pomeriggio giungiamo all’Ulziit Kishing Camp, situato al passo di Shine Ider soum del monte Shivert e circondato dalle maestose montagne Khangai. Pranzo, cena e pernottamento in campo gher.
8° GIORNO: ULZIIT / TARIAT
Dopo colazione, continuiamo verso sud per il villaggio di Tariat per arrivare al meraviglioso Lago Tarkhiin Tsagaan che è molto più piccolo di quello visitato in precedenza, ma il cui contesto ne giustifica la visita. Infatti, poggia su un letto di lava a oltre duemila metri di quota, all’ombra del vulcano Khorgo ed è chiuso a sul dal fiume Terkh, da qui il nome che significa “il lago bianco del fiume Terkh”. Si possono incontrare molti animali allo stato selvaggio, come cervi rossi, cervi siberiani, cinghiali, anatre e cormorani giganti.
Per salire fin sull’orlo del vulcano Khorgo, a quasi tremila metri di quota, si parte dal villaggio di Tariat, da cui si snoda una piacevole passeggiata di un quarto d’ora su un pavimento di basalto. Giunti in cima si può guardare nell’impressionante cono. Pranzo, cena e pernottamento in campo ger.
9° GIORNO: TARIAT / KARAKHORUM
Dopo colazione si parte in direzione sud-est per Karakorum, l’antica capitale dell’impero mongolo, ai tempi di Gengis Khan. Di essa oggi restano solo poche rovine, ma quanto basta per continuare a offrire forte interesse per il significato storico, le strutture architettoniche e lo scenario ambientale in cui sono collocate. Nota nell’antichità per essere un punto centrale di snodo carovaniero dal carattere cosmopolita, era caratterizzata da grandi mura e porte che davano accesso a mercati specializzati nei diversi prodotti provenienti da vari angoli dell’Asia.
I khan (regnanti, capi) mongoli erano giustamente famosi per la loro politica di tolleranza religiosa che consentiva la coesistenza tra diversi culti. Per questo la città era adornata da tanti templi, monasteri, chiese e moschee. Ma la fama di questa città e l’attrazione che ancora oggi esercita, nonostante l’irriproducibile antica magnificenza, è dovuta anche al rapporto avuto con Gengis Khan. È lui che nel 1220 trasferisce qui la capitale, anche se sarà il figlio Ogedei a edificarne le strutture che forniscono la fisionomia di vero importante centro dell’impero. Il nipote Kublai, però, cambia dopo solo alcuni decenni la capitale con l’attuale località dove sorge Pechino. Karakorum subisce così l’abbandono prima e la distruzione poco dopo, quando nel 1388 viene saccheggiata e distrutta dai cinesi.
Visita a Erdene Zuu, suggestivo monastero circondato da possenti mura interrotte da 108 bianche “suburga” (stupa), tante quanti sono i grani del rosario buddista. All’interno delle mura vi sono un grande stupa e numerosi templi ricchi di preziosi affreschi, statue, “tanka”, cortili, ruote preghiera, maschere per le danze, rappresentazioni di tante divinità, pietre tombali, altri stupa…
Vanta inoltre la presenza di tre importanti edifici sacri, eretti in relazione a tre differenti fasi della vita del Buddha: infanzia, adolescenza, maturità.
I templi di Erdene Zuu si sono miracolosamente salvati dalla distruzione del periodo stalinista (quasi tutti i monasteri furono distrutti e migliaia di monaci furono uccisi o deportati) in quanto furono ricoperti di terra dai fedeli che li trasformarono in colline. Il monastero costruito nel 1586 e circondato da mura di 400 m di lunghezza, oggi riportato alla luce, costituisce uno dei rari monasteri antichi sopravvissuti. Due interessanti tartarughe di pietra, il cui significato e importanza sono retaggio dell’influenza cinese, si trovano fuori delle mura. Simbolo di eternità, indicavano l’ingresso ai vari palazzi della capitale e avevano la funzione di proteggere la città stessa. Sono quelle che restano delle quattro originariamente esistenti nei punti che indicavano i limiti della città.
10° GIORNO: KARAKORUM / MONASTERO DI SHANK / VALLE DI ORKHON
Dopo colazione ci dirigiamo verso sud e dopo una ventina di chilometri incontriamo lo Shankhiin Khiid, uno dei monasteri più antichi della Mongolia, edificato nel 1647 e restaurato nel 1950. Il famoso Zanabazar trascorse qui la sua infanzia.
Dopo la visita proseguiamo verso la Valle di Orkhon, conosciuta come la culla della civiltà mongola, è un territorio ricco di testimonianze archeologiche oltre che di bellezze naturalistiche, dove si possono incontrare diverse famiglie di nomadi. Il punto più spettacolare della valle è il canyon strettissimo, schiacciato tra pareti di roccia, in cui la cascata del fiume Orkhon, la gola e i boschi circostanti costituiscono un bellissimo ambiente naturale. La cascata, l’Ulaan Tsutgalan, scende da un’altezza di 20 metri e si infila nello scenografico canyon. Il panorama è coinvolgente con aspetti di territorio vulcanico, foreste, praterie, canyon, monasteri, cui i locali hanno dato l’appellativo di “paradiso degli allevatori di cavalli”. È una delle due località in Mongolia inserite tra i siti definiti Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Questa zona del Paese è inoltre famosa per la produzione del migliore “airag” della Mongolia, vale a dire il latte fermentato di cavalla. Dopo il pranzo a pic-nic, proseguimento verso la montagna di Khogno Khan. La strada segue il corso del fiume Orkhon e riassume molto del fascino che emana la natura, vera padrona di questo Paese.
Pranzo, cena e pernottamento in campo gher.
11° GIORNO: VALLE DI ORKHON / KHUJIRT / ONGIN KHIID
Dopo colazione si parte verso Khujirt, un paesino dove gli yak pascolano tranquillamente e che è famosa per le sue sorgenti calde e che si è specializzato nelle cure termali. Proseguiamo verso sud attraversando paesaggi grandiosi e spettacolari e con la possibilità di incontrare i cavalieri e le loro mandrie fino ad arrivare in un’area montuosa dove sorge il complesso di Onghiin Khiid, inaugurato nel XVIII secolo per commemorare la prima visita in Mongolia del Dalai Lama. Il complesso comprende due monasteri in rovina, il Barlim khiid e il Khutagt khiid ed era frequentato da circa cinquecento monaci prima di essere chiuso nel periodo sovietico. Miracolosamente risparmiato dalle distruzioni sovietiche, ha riaperto nel 1990.
Pranzo, cena e pernottamento in campo gher.
12° GIORNO: ONGIIN KHIID / BAYANZAG / GOBI MERIDIONALE
Dopo colazione, ci avviamo verso l’area di Bayanzag, nota come “vette infuocate“, “rupi fiammeggianti” (per le alture, picchi e canyon che assumono tonalità rossastre specie in alcune ore del giorno), o “ricca di arbusti”. Ma i riferimenti che più la caratterizzano non sono né le vette né gli arbusti, piuttosto i dinosauri e Roy Chapman Andrews che negli anni ’20 del secolo scorso ne scoprì i primi fossili. La località è assai famosa perché qui sono stati ritrovati i tanti resti di dinosauri che ora arricchiscono il museo della capitale, ma anche altri di molte parti del mondo. È certamente il posto della terra in cui sono stati individuati più reperti di ossa, interi scheletri e uova di dinosauro. Le ricerche, che sono proseguite per tutto lo scorso secolo, hanno consentito di portare alla luce fossili di circa 70 milioni di anni fa. Sempre andando verso sud arriviamo in prossimità del Parco Nazionale Gurvansaikhan. Pranzo, cena e pernottamento in campo gher.
13° GIORNO: GOBI MERIDIONALE / KHONGORIIN ELS
Dopo la colazione, arriviamo al Parco. Questa catena montuosa d’epoca paleozoica rappresenta uno dei parchi nazionale più suggestive della Mongolia. Il suo nome che significa “le tre meraviglie”, si riferisce alle creste Baruun, Dund e Zuunsaikhan, che superano I 2.800 metri di quota. Il parco sconfina nel Gobi-Altai è una vera e propria oasi che offre rifugio a cinquecento nomadi, ma anche a diverse specie di uccelli stanziali e a una cinquantina di specie di mammiferi, tra cui l’argali, l’ibex siberiano, la volpe, la lince, il cammello selvatico e la gazzella dalla coda nera.
Meta obbligata nel parco, le Khongorin Els (note come le “dune che cantano”, “Duut Mankhan”) che sono certamente tra le più maestose della Mongolia. Il nome pare prenda spunto dal vento che impatta contro le dune provocando un suono che, secondo alcuni, potrebbe essere stato imitato dai mongoli e costituire il riferimento per quello strano “canto di gola” tipico dei nomadi del deserto. Le colline sabbiose si innalzano sino ad oltre 300 metri e hanno un’estensione di una dozzina di km per 150 km. È l’ambientazione ideale per escursioni a piedi o con i cammelli (facoltative) per apprezzare pienamente il particolare scenario che si tinge di tutte le tonalità dell’ocra in cui roccia, sabbia ed erba si fondono secondo trame impreviste. Pranzo, cena e pernottamento in campo gher.
14° GIORNO: KHONGORIN ELS / VALLE DI YOL / GOBI MERIDIONALE
Dopo colazione partiamo verso est, attraverso il deserto del Gobi, costeggiando le montagne che delimitano il Parco e raggiungiamo la Valle di Yol. Siamo nella provincia dell’Umnugobi (Gobi del sud), la regione con la superficie più ampia e la densità più bassa della Mongolia. Ci dirigiamo verso la Valle delle Aquile, Yoliin Am, una lunga gola stretta e rocciosa a circa 2.500 metri di altitudine, con alte pareti a strapiombo che ombreggiano alcune zone della vallata per tutto l’anno permettendo la conservazione di profondi strati e candele di ghiaccio.
La fauna selvaggia nella zona è abbondante (stambecchi, aquile, falchi, grifoni…) e la flora desertica molto varia. Queste aree sono incluse all’interno del Parco Nazionale di Gurvan Saikhan che comprende la catena montuosa omonima, i picchi delle “Tre bellezze”, che è la parte più orientale dei Monti Altai. Il paesaggio è molto interessante e stupisce che un simile ambiente si trovi nel deserto del Gobi. Pranzo, cena e pernottamento in campo gher.
15° GIORNO: GOBI MERIDIONALE / DALANZADGAD / ULAANBAATAR
Dopo la colazione, trasferimento all’aeroporto di Dalanzadgad e volo per Ulaanbaatar. Nel pomeriggio visita del Monastero di Gandan, il cui nome significa “luogo immenso della gioia completa“, è uno dei posti più affascinanti di Ulaanbaatar, un luogo palpitante di vita e di sentimento religioso, con i suoi splendidi templi decorati con oro e pietre preziose. È uno dei pochi monumenti ad essere stato risparmiato dalle distruzioni attuate dagli stalinisti, che lo utilizzarono come importante attrattiva turistica. Gandan è il più grande monastero della Mongolia e le sue parti originali risalgono al 1838. Vi risiedono oltre 500 monaci e vi si trova la statua di Janraisig in piedi più grande al mondo. È l’immagine del Bodhisattva della compassione, figura centrale del buddismo di derivazione tibetana. È assai amata perché rappresenta l’uomo saggio che pur avendo raggiunto per la sua bontà la possibilità di accedere al “nirvana”, vi rinuncia e resta nel mondo al fine di aiutare gli uomini a raggiungere la salvezza. È noto anche come Avolikiteshvara, e il Dalai Lama è ritenuto una sua incarnazione. La statua ora esistente al posto di quella rimossa durante il periodo staliniano, è alta quasi 27 metri, pesa 20 tonnellate e presenta interventi in oro. Ha una struttura cava che contiene molte offerte, adornata con pietre preziose, sete, milioni di “mantra” (preghiere, formule magiche e mistiche), tantissime “sutra” (libri o scritture, anche nella forma di rotoli, che contengono regole buddiste). Al termine delle nostre visite, tempo libero e rientro in hotel.
16° GIORNO: PARTENZA PER MILANO
Il mattino molto presto, trasferimento in aeroporto e partenza per Milano Malpensa. Arrivo previsto nel primo pomeriggio.