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Mongolia: alla scoperta del Nadaam
Dal 5 al 20 luglio 2023

PROGRAMMA DI VIAGGIO IN MONGOLIA 

 

 

1° GIORNO: MILANO / ULAANBAATAR

Partenza da Milano Malpensa per Ulaan Bator. Pasti e pernottamento a bordo. 

 

 

2° GIORNO: ULAANBAATAR 

Arrivo il mattino presto all’aeroporto di Ulaabaatar e incontro con la guida locale per il  trasferimento in hotel. La capitale dista meno di 20 chilometri. Paese di altopiani e di deserti, la Mongolia è ancor oggi una terra per viaggiatori più che per turisti. Le strade asfaltate sono limitate a un solo grande asse che attraversa il Paese da ovest a est, i mezzi di trasporto, privati e pubblici,  quasi inesistenti (l’unico vero mezzo di trasporto è il cavallo), le strutture turistiche minime. Circondata da due potenti vicini, Cina e Russia, e lontana da conflitti che la portino sulle  cronache internazionali, la Mongolia resta uno dei più sconosciuti paesi dell’Asia e forse  anche uno dei più affascinanti. Con i suoi due milioni di abitanti, ancor oggi in gran parte nomadi, sparsi tra steppe e deserti grandi cinque volte l’Italia, essa conserva l’eredità del più grande impero che il mondo abbia mai visto e del più geniale condottiero di tutti i tempi, Gengis Khan

 

Dopo aver depositato i bagagli in hotel e fatto colazione e riposato un pò, ci dedichiamo alla  visita della capitale che fino a pochi decenni fa non aveva case, ma solo centinaia di bianche  “ger”, le yurte della Mongolia, tra le quali spiccavano i tetti colorati dei monasteri buddisti. Gran parte della città si estende da est a ovest lungo il corso principale, chiamato Enkh  Taivny Orgon Choloo o più semplicemente Peace Avenue, che sfocia nella centralissima  piazza Sukhbaatar. Gli estesi sobborghi periferici sono delimitati dalle quattro grandi  montagne che cingono l’agglomerato urbano: Chingeltei, Bayanzurkh, Bogdkhan e Songino  Khairkhan.  

 

La maggior parte dei luoghi di interesse si trova a breve distanza da Piazza Sukhbaatar su  cui si affaccia il Palazzo del Parlamento, abbellito dalle statue dei più famosi khan  (regnanti, capi) mongoli. Una delle qualità più apprezzate di Ulaanbaatar è la ricchezza degli  allestimenti museali.  

Tra questi non mancheremo di visitare il Museo Nazionale di Storia Mongola, talvolta  chiamato ancora Museo della Rivoluzione, dove sono esposti reperti risalenti all’Età della  Pietra, interessanti collezioni di diversi gruppi etnici mongoli e numerosi cimeli del periodo  dell’orda mongola.   

Il Tempio di Choijin Lama è un complesso di templi rossi con il tetto verde dove visse il  fratello minore del Bogd Khan dal 1908, Luvsan Haidav, potente monaco lama. Il monastero  fu chiuso nel 1938 e successivamente trasformato in museo. Ciò gli evitò la distruzione. Lo  visitiamo per la bellezza della struttura esterna, impreziosita da dipinti dedicati al Buddha e  per i capolavori che contiene (statue, antichi libri di preghiera, maschere Tsam, thanka,  oggetti vari e opere preziose…).

 

 

3° GIORNO: ULAANBAATAR / DARKHAN / MONASTERO DI AMARBAYASGALANT

Dopo la prima colazione partenza verso nord per Darkhan, la seconda città della Mongolia.  Procediamo verso ovest per arrivare al Monastero di Amarbayasgalant (pace e gioia in  lingua mongola), dono dell’imperatore manchu Enkh Amgalan Khan. Individuato il luogo più  propizio per la sua costruzione, secondo la geomanzia buddhista, i lavori iniziarono nel 1726  e terminarono nel 1736 ed era volto a commemorare Zanabazar, il grande scultore, monaco e statista mongolo. Purtroppo, negli anni Trenta, la furia sovietica travolse e distrusse questo immenso patrimonio artistico e uccise quasi tutti i monaci. Con l’aiuto dell’UNESCO, nel 1975 iniziarono i lavori di restauro e il monastero dal 2002 è visitabile nuovamente. Lo stile  è prevalentemente cinese, di colore principalmente rosso. Pranzo il ristorante locale, cena e pernottamento in campo di gher. 

La gher è la tipica tenda dei nomadi della steppa dell’Asia Centrale (in occidente spesso la  conosciamo con il termine yurta, ma questo termine è di origine russa). 

 

 

4° GIORNO: AMARBAYASGALANT / BULGAN / URAN-TOGOO TULGA UUL RESERVE / KHUTAG ONDOR 

Dopo la colazione, si parte verso ovest, attraversando la provincia di Bulgan in cui si trovano  diversi tipi di paesaggi, dalla steppa arida fino alle rigogliose foreste che preannunciano la  Siberia. Ci sono poi due grandi fiumi, l’Orkhon e il Selenge che si incontrano proprio sul  confine russo. 

Si raggiunge la Riserva Naturale dell’Uran-Togoo Tulga Uul. Due vulcani estinti, l’Uran  uul e il Togoo uul costituiscono questa riserva che è stata istituita nel 1965 per  salvaguardare piante e animali della steppa e della taiga

Al termine delle visite, proseguiamo per Khutag Ondor. 

Pranzo, cena e pernottamento in campo gher. 

 

 

5° GIORNO: KHUTAG ONDOR / MORON / KHATGAL                                                             

Dopo la colazione si parte in direzione ovest verso Moron e poi di seguito verso Khatgal che era un avamposto manciù nel XVIII secolo, trasformato poi in città di frontiera e sede di  varie industrie durante il periodo sovietico e oggi porta d’accesso al Lago Khuvsgul. Qui lo chiamano “il mare” per la sua grandezza e per la profondità. Ci sono ben 96 fiumi  immissari e un solo fiume emissario, l’Egiin. La bellezza del lago deriva soprattutto da ciò  che lo circonda: una corona di montagne ricoperte di foreste di larici e betulle. Nelle sue acque trasparenti nuotano salmoni, storioni e trote ed è ghiacciato per buona parte  dell’anno. D’inverno la superficie del lago ghiaccia e raggiunge uno spessore di ghiaccio di  oltre un metro, consentendo alle auto e ai camion di percorrerlo! 

Pranzo, cena e pernottamento in campo gher. 

 

 

6° GIORNO: KHATGAL E IL NADAAM 

Dedichiamo l’intera giornata al Festival del Naadam, la più colorata e autentica  celebrazione mongola. Nella campagna il Naadam si celebra in giornate diverse rispetto ai  festeggiamenti di Ulaanbaatar.  

Tutto il Paese in questo periodo rievoca le gesta di Gengis Khan e festeggia l’indipendenza  dai cinesi attraverso i tre principali sport nazionali: la lotta libera, il tiro con l’arco e la corsa  dei cavalli. È quest’ultima ad aprire le gare. 

 

Bambini anche di soli cinque anni cavalcano attraverso le immense praterie per trenta chilometri. Ma il vero orgoglio del popolo mongolo si sprigiona nelle gare di lotta che hanno luogo all’interno dello stadio. È uno sport che richiede abilità e allenamento e il vincitore viene venerato come fosse un eroe che viene  perciò onorato del titolo di Titano. 

 

Il Naadam è anche una buona occasione per vedere gli anziani che si cimentano al lancio  delle vertebre di capra. L’atmosfera vivace e l’aria elettrizzante carica di passione e tensione  propria delle gare sentite fortemente a livello nazionale serpeggiano tutt’intorno.  

 

 

7° GIORNO: KHATGAL / MORON / ULZIIT 

 

Dopo la colazione si parte verso sud per Moron. Proseguiamo poi lungo la parte meridionale  dell’area e nel pomeriggio giungiamo all’Ulziit Kishing Camp, situato al passo di Shine  Ider soum del monte Shivert e circondato dalle maestose montagne Khangai. Pranzo, cena e pernottamento in campo gher. 

mongolia

 

 

 

 

 

 

8° GIORNO: ULZIIT / TARIAT 

Dopo colazione, continuiamo verso sud per il villaggio di Tariat per arrivare al meraviglioso  Lago Tarkhiin Tsagaan che è molto più piccolo di quello visitato in precedenza, ma il cui  contesto ne giustifica la visita. Infatti, poggia su un letto di lava a oltre duemila metri di quota,  all’ombra del vulcano Khorgo ed è chiuso a sul dal fiume Terkh, da qui il nome che significa  “il lago bianco del fiume Terkh”. Si possono incontrare molti animali allo stato selvaggio,  come cervi rossi, cervi siberiani, cinghiali, anatre e cormorani giganti.  

Per salire fin sull’orlo del vulcano Khorgo, a quasi tremila metri di quota, si parte dal  villaggio di Tariat, da cui si snoda una piacevole passeggiata di un quarto d’ora su un  pavimento di basalto. Giunti in cima si può guardare nell’impressionante cono. Pranzo, cena e pernottamento in campo ger. 

 

 

9° GIORNO: TARIAT / KARAKHORUM 

Dopo colazione si parte in direzione sud-est per Karakorum, l’antica capitale dell’impero  mongolo, ai tempi di Gengis Khan. Di essa oggi restano solo poche rovine, ma quanto basta  per continuare a offrire forte interesse per il significato storico, le strutture architettoniche e  lo scenario ambientale in cui sono collocate. Nota nell’antichità per essere un punto centrale  di snodo carovaniero dal carattere cosmopolita, era caratterizzata da grandi mura e porte  che davano accesso a mercati specializzati nei diversi prodotti provenienti da vari angoli  dell’Asia. 

I khan (regnanti, capi) mongoli erano giustamente famosi per la loro politica di tolleranza  religiosa che consentiva la coesistenza tra diversi culti. Per questo la città era adornata da  tanti templi, monasteri, chiese e moschee. Ma la fama di questa città e l’attrazione che  ancora oggi esercita, nonostante l’irriproducibile antica magnificenza, è dovuta anche al  rapporto avuto con Gengis Khan. È lui che nel 1220 trasferisce qui la capitale, anche se  sarà il figlio Ogedei a edificarne le strutture che forniscono la fisionomia di vero importante  centro dell’impero. Il nipote Kublai, però, cambia dopo solo alcuni decenni la capitale con  l’attuale località dove sorge Pechino. Karakorum subisce così l’abbandono prima e la  distruzione poco dopo, quando nel 1388 viene saccheggiata e distrutta dai cinesi. 

 

Visita a Erdene Zuu, suggestivo monastero circondato da possenti mura interrotte da 108  bianche “suburga” (stupa), tante quanti sono i grani del rosario buddista. All’interno delle  mura vi sono un grande stupa e numerosi templi ricchi di preziosi affreschi, statue, “tanka”,  cortili, ruote preghiera, maschere per le danze, rappresentazioni di tante divinità, pietre  tombali, altri stupa… 

Vanta inoltre la presenza di tre importanti edifici sacri, eretti in relazione a tre differenti fasi  della vita del Buddha: infanzia, adolescenza, maturità.  

 

I templi di Erdene Zuu si sono miracolosamente salvati dalla distruzione del periodo  stalinista (quasi tutti i monasteri furono distrutti e migliaia di monaci furono uccisi o deportati) in quanto furono ricoperti di terra dai fedeli che li trasformarono in colline. Il monastero  costruito nel 1586 e circondato da mura di 400 m di lunghezza, oggi riportato alla luce,  costituisce uno dei rari monasteri antichi sopravvissuti. Due interessanti tartarughe di pietra,  il cui significato e importanza sono retaggio dell’influenza cinese, si trovano fuori delle mura.  Simbolo di eternità, indicavano l’ingresso ai vari palazzi della capitale e avevano la funzione  di proteggere la città stessa. Sono quelle che restano delle quattro originariamente esistenti  nei punti che indicavano i limiti della città. 

 

10° GIORNO: KARAKORUM / MONASTERO DI SHANK / VALLE DI ORKHON  

Dopo colazione ci dirigiamo verso sud e dopo una ventina di chilometri incontriamo lo  Shankhiin Khiid, uno dei monasteri più antichi della Mongolia, edificato nel 1647 e restaurato  nel 1950. Il famoso Zanabazar trascorse qui la sua infanzia.

Dopo la visita proseguiamo verso la Valle di Orkhon, conosciuta come la culla della civiltà  mongola, è un territorio ricco di testimonianze archeologiche oltre che di bellezze  naturalistiche, dove si possono incontrare diverse famiglie di nomadi.  Il punto più spettacolare della valle è il canyon strettissimo, schiacciato tra pareti di roccia,  in cui la cascata del fiume Orkhon, la gola e i boschi circostanti costituiscono un bellissimo  ambiente naturale. La cascata, l’Ulaan Tsutgalan, scende da un’altezza di 20 metri e si  infila nello scenografico canyon. Il panorama è coinvolgente con aspetti di territorio  vulcanico, foreste, praterie, canyon, monasteri, cui i locali hanno dato l’appellativo di  “paradiso degli allevatori di cavalli”. È una delle due località in Mongolia inserite tra i siti  definiti Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Questa zona del Paese è inoltre famosa per la  produzione del migliore “airag” della Mongolia, vale a dire il latte fermentato di cavalla.  Dopo il pranzo a pic-nic, proseguimento verso la montagna di Khogno Khan. La strada segue il corso del fiume Orkhon e riassume molto del fascino che emana la natura,  vera padrona di questo Paese. 

Pranzo, cena e pernottamento in campo gher. 

 

 

11° GIORNO: VALLE DI ORKHON / KHUJIRT / ONGIN KHIID      

Dopo colazione si parte verso Khujirt, un paesino dove gli yak pascolano tranquillamente  e che è famosa per le sue sorgenti calde e che si è specializzato nelle cure termali.  Proseguiamo verso sud attraversando paesaggi grandiosi e spettacolari e con la possibilità  di incontrare i cavalieri e le loro mandrie fino ad arrivare in un’area montuosa dove sorge il  complesso di Onghiin Khiid, inaugurato nel XVIII secolo per commemorare la prima visita in  Mongolia del Dalai Lama. Il complesso comprende due monasteri in rovina, il Barlim khiid e  il Khutagt khiid ed era frequentato da circa cinquecento monaci prima di essere chiuso nel  periodo sovietico. Miracolosamente risparmiato dalle distruzioni sovietiche, ha riaperto nel  1990. 

Pranzo, cena e pernottamento in campo gher.

 

12° GIORNO: ONGIIN KHIID / BAYANZAG / GOBI MERIDIONALE

Dopo colazione, ci avviamo verso l’area di Bayanzag, nota come “vette infuocate“, “rupi  fiammeggianti” (per le alture, picchi e canyon che assumono tonalità rossastre specie in  alcune ore del giorno), o “ricca di arbusti”. Ma i riferimenti che più la caratterizzano non sono  né le vette né gli arbusti, piuttosto i dinosauri e Roy Chapman Andrews che negli anni ’20  del secolo scorso ne scoprì i primi fossili. La località è assai famosa perché qui sono stati  ritrovati i tanti resti di dinosauri che ora arricchiscono il museo della capitale, ma anche altri  di molte parti del mondo. È certamente il posto della terra in cui sono stati individuati più  reperti di ossa, interi scheletri e uova di dinosauro. Le ricerche, che sono proseguite per  tutto lo scorso secolo, hanno consentito di portare alla luce fossili di circa 70 milioni di anni  fa. Sempre andando verso sud arriviamo in prossimità del Parco Nazionale  Gurvansaikhan. Pranzo, cena e pernottamento in campo gher. 

 

 

13° GIORNO: GOBI MERIDIONALE / KHONGORIIN ELS 

Dopo la colazione, arriviamo al Parco. Questa catena montuosa d’epoca paleozoica  rappresenta uno dei parchi nazionale più suggestive della Mongolia. Il suo nome che  significa “le tre meraviglie”, si riferisce alle creste Baruun, Dund e Zuunsaikhan, che  superano I 2.800 metri di quota. Il parco sconfina nel Gobi-Altai è una vera e propria oasi  che offre rifugio a cinquecento nomadi, ma anche a diverse specie di uccelli stanziali e a  una cinquantina di specie di mammiferi, tra cui l’argali, l’ibex siberiano, la volpe, la lince, il  cammello selvatico e la gazzella dalla coda nera. 

Meta obbligata nel parco, le Khongorin Els (note come le “dune che cantano”, “Duut  Mankhan”) che sono certamente tra le più maestose della Mongolia. Il nome pare prenda  spunto dal vento che impatta contro le dune provocando un suono che, secondo alcuni,  potrebbe essere stato imitato dai mongoli e costituire il riferimento per quello strano “canto  di gola” tipico dei nomadi del deserto. Le colline sabbiose si innalzano sino ad oltre 300  metri e hanno un’estensione di una dozzina di km per 150 km. È l’ambientazione ideale per  escursioni a piedi o con i cammelli (facoltative) per apprezzare pienamente il particolare  scenario che si tinge di tutte le tonalità dell’ocra in cui roccia, sabbia ed erba si fondono  secondo trame impreviste. Pranzo, cena e pernottamento in campo gher.

 

14° GIORNO: KHONGORIN ELS / VALLE DI YOL / GOBI MERIDIONALE 

Dopo colazione partiamo verso est, attraverso il deserto del Gobi, costeggiando le  montagne che delimitano il Parco e raggiungiamo la Valle di Yol. Siamo nella provincia  dell’Umnugobi (Gobi del sud), la regione con la superficie più ampia e la densità più bassa  della Mongolia. Ci dirigiamo verso la Valle delle Aquile, Yoliin Am, una lunga gola stretta e  rocciosa a circa 2.500 metri di altitudine, con alte pareti a strapiombo che ombreggiano  alcune zone della vallata per tutto l’anno permettendo la conservazione di profondi strati e  candele di ghiaccio.  

La fauna selvaggia nella zona è abbondante (stambecchi, aquile, falchi, grifoni…) e la flora  desertica molto varia. Queste aree sono incluse all’interno del Parco Nazionale di Gurvan  Saikhan che comprende la catena montuosa omonima, i picchi delle “Tre bellezze”, che è  la parte più orientale dei Monti Altai. Il paesaggio è molto interessante e stupisce che un  simile ambiente si trovi nel deserto del Gobi. Pranzo, cena e pernottamento in campo gher. 

 

 

15° GIORNO: GOBI MERIDIONALE / DALANZADGAD / ULAANBAATAR

Dopo la colazione, trasferimento all’aeroporto di Dalanzadgad e volo per Ulaanbaatar. Nel  pomeriggio visita del Monastero di Gandan, il cui nome significa “luogo immenso della  gioia completa“, è uno dei posti più affascinanti di Ulaanbaatar, un luogo palpitante di vita e  di sentimento religioso, con i suoi splendidi templi decorati con oro e pietre preziose. È uno dei pochi monumenti ad essere stato risparmiato dalle distruzioni attuate dagli  stalinisti, che lo utilizzarono come importante attrattiva turistica. Gandan è il più grande  monastero della Mongolia e le sue parti originali risalgono al 1838. Vi risiedono oltre 500  monaci e vi si trova la statua di Janraisig in piedi più grande al mondo. È l’immagine del  Bodhisattva della compassione, figura centrale del buddismo di derivazione tibetana. È  assai amata perché rappresenta l’uomo saggio che pur avendo raggiunto per la sua bontà  la possibilità di accedere al “nirvana”, vi rinuncia e resta nel mondo al fine di aiutare gli  uomini a raggiungere la salvezza. È noto anche come Avolikiteshvara, e il Dalai Lama è  ritenuto una sua incarnazione. La statua ora esistente al posto di quella rimossa durante il  periodo staliniano, è alta quasi 27 metri, pesa 20 tonnellate e presenta interventi in oro. Ha  una struttura cava che contiene molte offerte, adornata con pietre preziose, sete, milioni di  “mantra” (preghiere, formule magiche e mistiche), tantissime “sutra” (libri o scritture, anche  nella forma di rotoli, che contengono regole buddiste). Al termine delle nostre visite, tempo  libero e rientro in hotel.

 

 

16° GIORNO: PARTENZA PER MILANO 

Il mattino molto presto, trasferimento in aeroporto e partenza per Milano Malpensa. Arrivo  previsto nel primo pomeriggio. 

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